Osteoporosi grave: sintomi, segnali da non sottovalutare e perché riguarda tutti

L’osteoporosi rappresenta una condizione clinica in cui la densità e la qualità dell’osso risultano ridotte, incrementando in modo significativo il rischio di fratture. Si tratta di una malattia silente, che progredisce lentamente e spesso senza sintomi evidenti fino al momento di una frattura, anche in seguito a traumi minimi o apparentemente insignificanti.

Segnali e sintomi da non sottovalutare

Una delle peculiarità più insidiose dell’osteoporosi è la sua progressione spesso asintomatica: molti individui non si rendono conto di avere ossa fragili fino a quando si verifica una rottura. I segni clinici compaiono, di norma, solo in uno stadio avanzato della malattia.

  • Fratture improvvise: la comparsa inattesa di fratture, soprattutto al polso, al femore o alle vertebre, spesso con traumi minimi, rappresenta il primo segnale clinico tangibile della patologia. Nelle fasi avanzate, le ossa possono rompersi anche a seguito di attività quotidiane banali.
  • Dolore persistente: benché non sia sempre presente, possono insorgere dolori alla zona lombare o dorsale, soprattutto dopo lunghe permanenze in piedi. Tuttavia, questi sintomi sono poco specifici e spesso sottovalutati o attribuiti ad altre cause muscoloscheletriche.
  • Riduzione dell’altezza: un progressivo abbassamento della statura, dovuto a microfratture vertebrali da compressione, può rappresentare un campanello d’allarme importante, soprattutto in presenza di altri fattori di rischio.
  • Cambio della postura: l’incurvamento della schiena con formazione della cosiddetta “gobba” (cifosi dorsale) è causato dal collasso delle vertebre e indica una condizione avanzata.

Può accadere che le fratture vertebrali siano del tutto asintomatiche oppure confuse con un comune “mal di schiena”, portando così a una sottostima e a un ritardo nella diagnosi.

Perché l’osteoporosi riguarda tutti

Tradizionalmente, si tende a considerare l’osteoporosi una malattia che affligge principalmente le donne in menopausa, a causa della brusca diminuzione degli estrogeni. Tuttavia, la realtà è che si tratta di un rischio diffuso che può interessare indifferentemente uomini e donne, giovani e anziani.

I fattori di rischio principali includono:

  • Età avanzata: la perdita di massa ossea è un fenomeno fisiologico nell’invecchiamento, sia per uomini sia per donne.
  • Storia familiare di osteoporosi e fratture: la predisposizione genetica gioca un ruolo rilevante.
  • Sesso: le donne, soprattutto dopo la menopausa, sono più a rischio, ma dopo i 70 anni il rischio tra i due sessi si avvicina.
  • Stili di vita non salutari: sedentarietà, consumo eccessivo di alcol, fumo e una dieta povera di calcio e vitamina D aumentano la vulnerabilità.
  • Assunzione prolungata di alcuni farmaci, come i cortisonici, può favorire la demineralizzazione ossea.
  • Condizioni cliniche specifiche (diabete, ipertiroidismo, malassorbimento intestinale) possono influire negativamente sulla salute dello scheletro.

L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce

Essendo una condizione clinica spesso invisibile per lungo tempo, la prevenzione e la diagnosi tempestiva sono fondamentali per ridurre il rischio di complicanze severe. Gli strumenti di diagnosi come la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) permettono di valutare la densità minerale ossea e di individuare precocemente i casi a rischio. Questo consente di agire con tempestività, adottando sia correzioni dello stile di vita che, se necessario, terapie farmacologiche mirate alla protezione dello scheletro.

Strategie di prevenzione fondamentali:

  • Attività fisica regolare, soprattutto esercizi contro resistenza (camminata, danza, sollevamento leggero di pesi), che stimola la formazione ossea.
  • Alimentazione equilibrata ricca di calcio e vitamina D: essenziale per mantenere la salute ossea.
  • Esposizione alla luce solare, utile per la sintesi naturale della vitamina D.
  • Evita il fumo e riduci il consumo di alcol.
  • Valuta con il medico l’eventualità di fattori di rischio aggiuntivi e la necessità di controlli specialistici.

La cura dell’osteoporosi rappresenta quindi un interesse per tutte le fasce d’età. Oggi si stima che la patologia colpisca milioni di persone in Italia, di cui una percentuale sempre crescente tra gli uomini.

Le complicanze: impatti sulla qualità della vita

Quando l’osteoporosi raggiunge livelli gravi, le complicanze possono risultare estremamente invalidanti. Le fratture osteoporotiche, infatti, alla spalla, all’anca o alle vertebre, possono comportare dolore cronico, limitazioni funzionali e, soprattutto negli anziani, un aumento della mortalità dovuta a complicanze post-operatorie e ridotta autonomia.

Alcuni dati sottolineano come una frattura del femore in età avanzata possa portare a una perdita dell’autosufficienza e a una maggiore necessità di assistenza continua. In molti casi, la paura del dolore o delle cadute successive può portare anche a isolamento sociale e depressione.

La prevenzione della frattura rimane, pertanto, la principale strategia per proteggere la qualità di vita delle persone colpite.

L’osteoporosi, in quanto patologia cronica e silente, non deve mai essere sottovalutata. Conoscere i sintomi precoci, identificare i segnali di allarme e adottare strategie di prevenzione è fondamentale. Solo così è possibile ridurre sensibilmente il rischio di fratture, migliorare le prospettive cliniche e salvaguardare l’autonomia durante tutto il corso della vita.

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